Sei pronta a lasciarti conquistare dal fascino del tailleur? Non pensare a qualcosa di serioso e conformista.
Liberati dallo stereotipo perché nessun capo di abbigliamento come il tailleur racchiude in sé tanta rivoluzione e storia dell’emancipazione femminile.
Nasce nel Regno Unito dalle mani del noto sarto John Redfern nel 1885, dietro esplicita richiesta di un abito comodo per i viaggi e per andare a cavallo da parte della Regina Alessandra moglie di Edoardo VII.
Questa “lady’s suit” composta da giacca molto avvitata e gonna lunga senza fronzoli, si indossava solo di mattina ed era spesso accompagnata da accessori prettamente maschili come gilet e cravatta. Nonostante i materiali rigidi e pesanti con cui era realizzato fu immediatamente un successo.
Solo durante la prima guerra mondiale il tailleur assume le fattezze che conosciamo. La gonna si accorcia ma resta ben sotto il ginocchio, la giacca diventa meno rigida ma sempre ben strutturata.
È così che le donne con i loro tailleur, complice la guerra che porta gli uomini al fronte, invadono gli uffici e cominciano a guadagnarsi da vivere.
Il fascino del tailleur da Chanel ad Armani
Nel 1917 la giovanissima Coco Chanel stravolge il capo rendendolo più funzionale alla vita delle nuove donne. Utilizzando il jersey la giacca diventa più morbida, non segna il punto vita ed è dotata di tasche, la gonna dritta si accorcia al ginocchio per agevolare il passo.
Nel 1954 il nuovo tailleur sarà realizzato in tweed e costruito esattamente come lo conosciamo oggi: giacca senza collo, gonna dritta, bottoni dorati e passamanerie. Nasce così il simbolo della maison Chanel.
Nel 1966 Yves Saint Laurent ispirato dalle foto di Marlene Dietrich, che da vera pioniera nel 1933 appare su Vogue America indossando giacca e pantalone, realizza lo “smoking da donna” sdoganando così lo stile androgino. Il tailleur pantalone rende high fashion l’uniforme maschile per antonomasia.
Bisogna però aspettare gli anni ’80 e Giorgio Armani perché questo capo ritorni prepotentemente simbolo del potere e dell’emancipazione femminile: giacche dalle spalle grandi, strutturate ma comode e pantaloni che cadono morbidi sulla figura. Le donne ormai sono “donne in carriera” e corrono a conquistare il mondo.
Negli anni ’90 Versace lo rende ipercolorato e seducente con gonne cortissime mentre Dolce&Gabbana lo reinterpreta rubando i tessuti gessati del guardaroba maschile.
Da allora questo capo ha continuato ad evolversi e a mantenere tutto il suo potere simbolico ed il suo messaggio di empowerement femminile.
Perché un abito non è mai “solo” un abito: quando si parla di moda si parla di società.
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Foto amica.it
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